Marxismo e Filosofia by Costanzo Preve

Marxismo e Filosofia by Costanzo Preve

autore:Costanzo Preve
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2014-06-30T04:00:00+00:00


25.

Una terza ed ultima digressione può essere utilmente riservata alla filosofia contemporanea. Mentre i marxisti, invischiati nell’economicismo e nello storicismo, si attardavano a compiere i riti ecclesiastici dell’ateismo scientifico, alcuni filosofi geniali hanno invece capito a loro modo che cosa ha veramente significato l’esteriorità e che cosa significa e significherà l’esteriorizzazione. Faccio qui solo l’esempio dell’italiano Emanuele Severino e del tedesco Martin Heidegger. Emanuele Severino, partendo da una posizione interna alla filosofia cattolica italiana, è presto evoluto verso una sua riflessione originale. Egli ha ritenuto la stessa fede cristiana un “abitatore del tempo”, nel senso che la concezione monoteistica che fa derivare dal nulla la creazione del mondo e dei suoi valori apre la strada al nichilismo ed alla dissoluzione dei valori stessi. L’unico modo per Severino di preservare la validità dei valori stessi sta nel concepirli sotto il segno dell’eternità, e non della temporalità, sia pure originata da un atto divino. Per questa regione il filosofo più grande è il greco Parmenide, che aveva dell’Essere una concezione rigorosamente originaria, eterna, non creata e non temporale. Severino esprime con parole sue esattamente lo stesso concetto che io chiamo esteriorità. La filosofia di Severino non è pertanto una vera e propria filosofia, ma è una formulazione rigorosa dell’essenza intemporale ed originaria del fatto religioso. Lo stesso concetto cristiano di “creazione” rappresenta una concessione alla dissoluzione nichilistica della temporalità. Non a caso, i greci antichi la ignoravano, preferendo il concetto di passaggio dal caos originario all’ordine naturale e sociale (che i greci peraltro identificavano). Si tratta di un concetto ebraico, in cui a mio avviso il concetto di creazione (peraltro di origine sumerico-babilonese, come il 95% dei concetti biblici) permette di pensare meglio il posteriore concetto di “patto” fra Dio ed il popolo eletto. La creazione ed il patto sono entrambi concetti antropomorfici, e non c’è nessun bisogno di aspettare Marx per rifiutarli. Basta ed avanza il grande filosofo ebreo Spinoza Martin Heidegger, dopo aver elaborato negli anni Venti i principali concetti di una analitica filosofica dell’esistenza umana, elaborò una interpretazione generale della storia dell’Occidente, secondo la quale l’originaria storia dell’essere, e cioè la metafisica, si è progressivamente consumata trasformandosi nell’affermazione anonima di una tecnica planetaria ormai inaccessibile ai progetti rivoluzionari della prassi umana. Ebbene, si tratta esattamente di quello che io chiamo la trasformazione della esteriorità (cioè della metafisica) in esteriorizzazione (cioè in tecnica planetaria). Non bisogna però pensare che io in questo modo aderisca al 100% alla teoria di Heidegger. D’accordo con Marx io ritengo che il passaggio dall’esteriorità alla esteriorizzazione non pregiudichi in via di principio la possibilità di una prassi trasformatrice. La rende soltanto più difficile, per il semplice fatto che l’esteriorizzazione è molto più forte della semplice metafisica, avendola elaborata e metabolizzata nella sua costituzione materiale. Ma qui si apre proprio lo spazio della pensabilità della rivoluzione.



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